Dalle Batik giapponesi, violente e nude, allo sfrontato Tango Toilet dell'argentino Pardo; dalla vendita all'asta di ballerini alle coppie crudeli degli irlandesi CoisCéim: «Body & Eros» diretta da Ismael Ivo è una Biennale Danza delle provocazioni. Sui 31 spettacoli che esplorano il rapporto tra il corpo e la società nei suoi vari aspetti, uno, Messiah Game, gioco interattivo sulla vita di Cristo in chiave sado- maso che debutta mercoledì, ha già attirato l'anatema del patriarca di Venezia. «L'obiettivo mio e delle compagnie internazionali era di provocare visioni, non scandali; di aprire una finestra nella nostra mente "programmata" dalla televisione, dal consumismo, dalla velocità, per farci entrare le fantasie. I sogni, forse che li programmi quando vai a dormire?», dice Ivo, il coreografo afro-brasiliano con la calma di chi crede in quello che fa.
«Penso che spesso le polemiche siano una forma di autopromozione. Il corpo — spiega Ismael —, la sua nudità, la sua forza, suscitano ancora paura, paura di infrangere dei tabù, di gettare luce, anche violenta, negli angoli bui, trascurati, rimossi. E allora, quei corpi disarmati e insieme aggressivi, magari eccitanti, bisogna vestirli: con una ideologia, con una fede, con una morale. Né io né alcuno degli artisti di questa Biennale Danza, invece, abbiamo mai pensato di dare istruzioni etiche né tantomeno di offendere la fede di nessuno». E continua: «Che povera cultura sarebbe quella europea se non ci fossero stati i nudi possenti di Michelangelo nella Cappella Sistina, o quelli sensuali di Caravaggio, nudi di santi!». Ma forse il potere quando è davvero grande non ha paura, e quindi non reprime.
«Forse lo fa quando è piccolo... Oltretutto, e qui sta la contraddizione
Messiah Game-Spettacolo sulla passione
che non capisco, attaccando preventivamente uno spettacolo si suscitano morbose, voyeuristiche voglie di... andarlo a vedere per poi dire: beh, tutto qui? La Biennale invece si rivolge a un pubblico consapevole: abbiamo dato informazioni dettagliate su ogni spettacolo, perché la gente decida di vederli oppure no, ma per sua scelta». Comunque, di provocazioni — attraverso i momenti forti tra suono e azione dello Spontaneous core di Yamakawa; la body art con appendici falliche ordinata dalla Abramovic; o l'aggressività di Nigel Charnock con Stupid Men — ce ne sono, in questa sua terza Biennale. «Tutti addormentati, completamente anestetizzati: bisogna svegliare il pubblico! Così poi può sognare come gli pare, senza programmi». E Ismael Ivo sa battere colpi di grancassa per scuotere, oltre che usare immagini di grande turbamento. «Il corpo che abbiamo proposto negli spettacoli crea turbamento perché è anche quello infelice, mancante, con handicap, come nel Mare in catene di Ventriglia, danzatore scaligero; non è solo quello agghindato, sexy, in vendita su tutti i canali televisivi, come merce ».
Corpo-oggetto ma sempre oggetto del desiderio... «Ma è un desiderio guidato, addomesticato, telematico, via internet, pornografico... non è il bel desiderio erotico, libero che si dovrebbe esprimere attraverso l'Arte, cugina della Libertà e sorella della Fantasia. Che bella famiglia!». Ismael dice «dovrebbe», dunque di fatto attraverso l'arte oggi non passa un eros felice? «No. Se gli artisti esprimono con la danza il Corpo e le sue relazioni oggi, nella società in cui viviamo, non può che venir fuori tutta la violenza, la disperazione, l'urlo, la difficoltà di esprimersi, di comunicare, la solitudine di cui soffriamo. Oggi». E già il primo spettacolo dei Batik giapponesi raccontava con gesti violenti, lontani anni luce dalla danza classica, la voglia di liberarsi di cinque ragazze. «Nel mondo orientale la donna viene ancora dominata. In quello occidentale viene venduta».
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